Il respiro ampio, internazionale, del Festival Natura Dèi Teatri, realizzato sotto l’egida di Lenz Fondazione e la direzione illuminata di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, risiede, oltre che nella ricchezza degli attraversamenti artistici e poetici, anche nell’espansa tempistica di programmazione: una sinuosa, articolata, serie di appuntamenti e progettualità, sviluppate secondo un preciso percorso creativo, che apre al pubblico in diversi momenti dell’anno, estate e autunno, ogni volta offrendo preziose occasioni di riflessione, dibattito e crescita. Anche l’ultima edizione, la ventiquattresima, conclusasi il 30 novembre 2019 dopo un mese intensissimo di eventi, performance e installazioni, ha riscontrato un grande successo di pubblico e critica, traghettando così, sotto i migliori auspici, l’ispirazione delle opere, le creazioni e gli allestimenti pensati per il 2020, anno che vede Natura Dèi Teatri, e dunque Lenz Fondazione, parte integrante di Parma Capitale Italiana della Cultura. Ai Direttori Maestri e Pititto abbiamo rivolto qualche domanda per raccogliere sia un piccolo bilancio della vasta operazione culturale fin qui attuata, sia qualche anticipazione su quella futura.
Ventiquattro edizioni del Festival Natura dei Teatri. Qual è il dato più rilevante, distintivo, che avete registrato quest’anno rispetto al passato? “Sono già alcuni anni che il dato più significativo è rappresentato dalla profonda relazione che si instaura tra l’artista ospite e il tema concettuale che ispira il Festival, del suo rapporto con l’autore o l’opera che si prende ad oggetto di indagine linguistica. In questa edizione siamo partiti dall’Orestea di Eschilo, esplorandola attraverso diversi passaggi creativi e temporali: Nidi, Latte e proseguiremo, il prossimo anno, con Pupilla. Fondamentali, quindi, gli apporti estetici e concettuali di soggetti artistici quali Boris Kadin, il “pensiero virtuale” di Tim Spooner, che diviene immagine a posteriori, quasi fosse riflessione/rifrazione originale di una nostra opera. E ancora lo straordinario compositore tedesco Lillevan che, oltre ad aver curato la scrittura e l’esecuzione delle musiche per l’intero progetto Orestea ha eseguito, live, Orestea Concert: creazione site-specific allestita a novembre 2019 al Teatro Farnese dove è stata interpretata musicalmente, in diretta, un’imagoturgia videoproiettata su tre schermi posizionati al fondo del palcoscenico. Un lavoro di incredibile potenza”
Tra i luoghi simbolo toccati dalle installazioni e dalle azioni performative, lo straordinario Teatro Farnese. Cosa aggiunge sul piano estetico e concettuale poter rileggere la classicità in chiave contemporanea ma all’interno di uno spazio architettonico così ricco di storia? “Il Teatro Farnese è habitat monumentale, barocco e contemporaneo insieme, già abitato poeticamente da Lenz nel corso di diversi anni, dall’Ur-Faust del 2002 all’Hamlet del 2012, da Il Grande Teatro del Mondo nel 2018 fino a La Vida es Sueño, Hamlet Solo, Canciones del Alma e Orestea Concert quest’anno. È spesso stato parte integrante di installazioni site-specific che hanno visto poi interventi scenici anche in altre parti del Complesso Monumentale della Pilotta, come la Galleria Nazionale, la Sala delle Colonne, lo Scalone Monumentale. Lenz ha, dunque, sempre interpretato il Complesso come un contemporaneo Teatro della Memoria o della Sapienza, il grande sogno di Giulio Camillo, nel quale viene conservata la conoscenza umana come anticipazione di una moderna, monumentale, Enciclopedia. Nel 2020, per La Vita è Sogno, terza opera del progetto triennale Il Passato Imminente, ideato per Parma Capitale italiana della Cultura, pensiamo d’intervenire anche su altri spazi, oltre al Teatro, come la Biblioteca Palatina, il Cortile del Guazzatoio, la Scala dei Cavalli e il Museo Bodoni”
Ben sedici le diverse proposte artistiche presentate in programma, molte delle quali provenienti dall’estero. Come si riesce ad innestare una tale varietà di linguaggi nel lavoro dei performer sensibili? “La interdisciplinarità è ormai da tempo la nostra principale modalità estetica, così come il lavoro sulla particolare sensibilità attoriale. Le esperienze di altri artisti provenienti da linguaggi espressivi più specifici contribuiscono con nuove visioni, interpretazioni, nozioni che possono diventare pregiato materiale di lavoro, generare stimoli. Le nostre attrici sensibili sono già abituate ad agire all’interno di una così variegata molteplicità linguistica. Crediamo anche che apprendere e osservare criticamente altre modalità espressive non può che aumentare, in un senso positivo e arricchente, la loro capacità di sguardo e di relazione”
Diversi anche gli incontri di approfondimento organizzati nell’intento di fornire al pubblico maggiori strumenti per comprendere il linguaggio del contemporaneo. Qual è stata la risposta degli spettatori? “Possiamo senza dubbio dire che è stata una risposta d’intelligente curiosità. Da un poet/attore, testimone e protagonista del teatro sperimentale italiano come Marcello Sambati, al performer croato Boris Kadin e il suo impetuoso background narrativo, dal video-artista concettuale Filippo Michelangelo Ceredi alla coppia di videoartisti Jan Voxel Digital Art, sono stati diversi gli argomenti affrontati insieme, in momenti che hanno coinvolto sia gli spettatori sia gli artisti stessi. Semmai, se si prestasse più attenzione nella programmazione degli eventi a Parma, se ci fosse più razionalità nell’offerta proposta dai diversi teatri, la partecipazione a questi incontri di approfondimento potrebbe crescere esponenzialmente e favorire così la crescita di un pubblico sempre più informato e “formato”.
Dicevamo del fitto dialogo interdisciplinare fra forme artistiche e poetiche che si è tradotta, a lato pratico, anche nella collaborazione con diverse realtà del territorio. Un modus operandi che apre a quali nuove prospettive future?“La ricerca di altri soggetti creativi presenti sul territorio ha sempre rappresentato per noi motivo di grande interesse, così da poter sviluppare sinergie artistiche e organizzative. La positiva esperienza, ad esempio, con Marco Pipitone e Maria Angela Gelati, con i quali avevamo già collaborato in passato, ha rafforzato con successo questo incontro; sia con il site-specific di Iphigenia in Tauride alla Villetta, per Il Rumore del Lutto, sia con la partecipazione site-specific di Iphigenia in Aulide ad introduzione del concerto di In the Nursery al Teatro Farnese. Non possiamo poi non citare la collaborazione, ormai pluriennale, con Ars Canto G.Verdi e i magnifici attori bambini, ma anche quella con l’Università di Parma, il Conservatorio A.Boito di Parma, la Pinacoteca Stuard e il Complesso Monumentale della Pilotta. Realtà del territorio con cui si può stabilire un rapporto di fiducia e crescita”
Qualche anticipazione sull’edizione 2020 di Natura Dei Teatri? Quale sarà il tema fondante e perché? “Dopo Tenero e Liscio/Striato continueremo a farci ispirare da Jean Luc Nancy e Gilles Deleuze con Sforzo, mantenendo come titolo principale il concetto del "toccare". Sono sottotitoli che si espandono a rizoma e alimentano crescite orizzontali di visioni e idee, sempre interconnesse tra loro. La prossima edizione, come già anticipato in conferenza stampa, sarà tutta al femminile, “all women”, sia nell’ospitalità che nella partecipazione critica, di dialogo e confronto: uno sguardo che oggi più che mai ci appare indispensabile”