Il sipario apre su...

TEATRO DUE: conferenza stampa settembre, ottobre, novembre, dicembre 2020

È l’immagine di un albero rigoglioso, attraversato da fasci di luce,  a rappresentare graficamente la ripresa dell’attività al pubblico di Fondazione Teatro Due. Una nuova stagione che, come suggerita dal logo prescelto, coincide con una rinnovata fioritura del pensiero creativo, di chi “immagina il futuro nel segno del coraggio, della sorpresa, della meraviglia”, ma con il senso di responsabilità che l’emergenza sanitaria impone ed esige. Alla conferenza stampa di presentazione del programma  di appuntamenti da settembre a dicembre 2020, svoltasi sulle terrazze di Teatro Due, si è molto insistito sulla funzione civile, politica e comunitaria dell’incontro teatrale, che per sua stessa natura non può che rifiutare l’idea di quel distanziamento sociale a cui le leggi attuali ci stanno, volenti o nolenti, pericolosamente abituando. E il calendario dei prossimi mesi, a cominciare già dai “Racconti di una notte d’estate” che avranno luogo, a cura dell’Ensemble Attori di Teatro Due, ancora stasera e domani 23 luglio nel ex chiostro di San Cristoforo a Parma, muove nella direzione di rinsaldare la relazione con la comunità, condividendo una “nuova intensità” del rito laico teatrale.

“La nostra stagione estiva è particolare poiché apre stabilmente il 10 settembre all’Arena Shakespeare, e si protenderà verso l’autunno, proseguendo negli spazi interni di Viale Basetti” ha spiegato il Presidente di Fondazione Teatro Due, Oberdan Forlenza “Vuole essere un omaggio alla città di Parma. Nel programma dei mesi a venire non avremo solo spettacoli ma incontri di grande importanza e spessore come quelli di argomento storico tenuti dal prof. Arturo Carlo Quintavalle, o il ciclo dedicato alla poesia francese, in cui verranno usate le traduzioni di un esimio parmigiano come Attilio Bertolucci, e ancora la significativa elaborazione artistica dei “Tre dialoghi sul potere” da Senofonte, Carl Schmitt e Jean-Claude Brisville. La prima chiave di lettura della programmazione che ci vedrà impegnati fino alla fine di questo 2020 così faticoso è proprio Parma, del resto questo è il teatro della città. Crediamo che sia fondamentale costruire momenti di riflessione teatrale e culturale come questi, per recuperare le nostre radici e un senso di consistenza, serietà e durata che solo determinati testi ci possono dare, e che ricostituiscono la comunità in presenza”.

La crisi che ha travolto l’intero sistema culturale offre l’opportunità di una trasformazione utile e necessaria per volgere al futuro, come ribadito da Mauro Felicori, Assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna, anche lui intervenuto a questa prima conferenza dopo il lockdown “Teatro Due rappresenta sul fronte teatrale quello che io auspico per la nostra regione. Noi vogliamo diventare competitivi, lavoriamo perché l’Emilia Romagna sia a tutti gli effetti un polo di prima grandezza sotto il profilo culturale, e questo proprio nella capacità di produrre e reinventarsi, anche a fronte di emergenze come quella vissuta. Ci attendono molte battaglie perché con le nuove norme l’esistenza dello spettacolo dal vivo è quasi insostenibile. Vorremmo ottenere intanto l’abolizione del distanziamento fisico come già è avvenuto per i mezzi di trasporto e poi  quella che riguarda le prossemiche sul palco. Di certo non lasceremo da sola Parma che, in quanto Capitale della Cultura Italiana anche per il 2021, sarà un riferimento per tutta la regione”.

Crisi, radici e innovazione. Tre parole su cui Teatro Due “ha saputo stare anche in quest’occasione emergenziale in una negoziazione serrata” ha poi proseguito Michele Guerra, Assessore alla Cultura del Comune di Parma “impegnandosi sia con la forte convinzione che è nelle radici, quindi nella storia, che si troverà la soluzione alla crisi, sia nella crescente consapevolezza che la pandemia ha così cambiato la nostra visione sul mondo, che niente sarà più come prima. Un po’ siamo stati obbligati a farlo, per tutelarci a livello sanitario, un po’ è come se fossimo stati chiamati a immaginare delle forme creative diverse. Il valore che ho ritrovato nei mesi di confinamento è stato proprio questo processo di ricerca e dialogo tra gli enti culturali. E oggi noi ci ritroviamo con un programma che riflette le anime di un teatro davvero polifunzionale: con performativa, poesia, storia dell’arte, scambi con il mondo universitario, ripresa di progetti preziosi come “Il Teatro dei Divi”, e la mostra fotografica di Luca Stoppini che riaprirà gli spazi del Palazzo del Governatore. Un programma che porta al proprio centro lo spirito della città. E dove possiamo trovare questo spirito della città? Nella labile soglia che separa la realtà dalla sua messinscena”.

I successivi interventi di Roberto Delsignore, Presidente Fondazione Monteparma e Luigi Amore , Direttore Generale Fondazione Cariparma, hanno sottolineato il ruolo decisivo del teatro nel ricollegare i pezzi di una società frantumata dal dolore e dall’incertezza di ciò che riserva il futuro “Vivo e forte in noi è il ricordo delle vittime” ha detto Delsignore “ ma dobbiamo pensare anche a una ripartenza. Non dobbiamo dimenticare nemmeno che Teatro Due è un ente culturale ma anche un’azienda in cui esistono e resistono molte persone e dipendenti. Fondazione Monteparma continuerà ad essere vicina a realtà come il Due proiettate verso il futuro e verso una rinascita”. Un sostegno confermato anche dalle parole di Luigi Amore, che ha portato i saluti del neo presidente di Fondazione Cariparma Avv. Franco Magnani, impossibilitato a partecipare “Sentiamo il bisogno profondo di ricostruire socialità e quella che tendiamo a chiamare “nuova normalità”, ma dobbiamo farlo in modo intelligente e responsabile. Le fondazioni di origine bancaria quali la nostra sono consapevoli che le imprese culturali come il Due contribuiscono a creare questa coesione sociale di cui necessitiamo ora più che mai”.

Da febbraio ad oggi Teatro Due non è rimasto inattivo. Tante le proposte sul web che hanno permesso di tenere connessi i legami con gli spettatori, ma costruttive sono state soprattutto le idee, i confronti, gli scambi che artisti e dirigenza hanno preservato e alimentato durante la fase di chiusura al pubblico “Il teatro non è un’arte che si fa in modo solitario” ha concluso Paola Donati, Direttrice di Fondazione Teatro Due “Malgrado le difficoltà emotive, economiche e professionali abbiamo continuato a porci domande cruciali e abbiamo potuto condividerle tra noi e con le istituzioni, mentre sentivamo fortissima la vicinanza del pubblico. Ecco perché oggi, qui con voi, preferisco esporre i presupposti del lavoro che ci attende, e non soffermarmi sui dettagli del programma, che riserverà va pur detto a fine ottobre il debutto di una nostra creazione a cura di Walter Le Moli e gli Attori dell’Ensemble Stabile che sarà emblematica nella riaccoglienza del pubblico. Tuttavia, oggi mi preme ribadire come noi intendiamo il teatro: un rifugio possibile contro la fobocrazia. Ognuno di noi, durante il picco della pandemia, ha utilizzato mediazioni tecnologiche per provare a sentire l’Altro, ma la paura dell’invisibile, di questo virus, ancora resta e ci pervade. Il teatro, oggi come non mai, è chiamato al suo ruolo etico che respinge il distanziamento sociale, senza venire meno alla prudenza e alla responsabilità. Dobbiamo ritrovare un tempo condiviso, il tempo del teatro che non semplifica e si oppone alla standardizzazione dei processi. L’evidenza della fragilità globale riguarda tutti noi. Dunque, dobbiamo darci un tempo nuovo per camminare, ed è proprio quello che il grande gioco del teatro può offrirci. Se tutti noi, insieme, proviamo a fare la nostra parte”.

Per dettagli sul programma: www.teatrodue.org

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