Care amiche e cari amici di Teatropoli,
andiamo incontro a un mese senza spettacolo dal vivo, ma possiamo almeno avvicinarci al mondo dell'arte scenica attraverso la lettura di testi che sanno raccontare da un punto di vista originale e coinvolgente la grande magia dell'esperienza teatrale.
Vorrei dunque, da oggi in poi segnalare alcuni titoli al riguardo (senza avere con questo la pretesa di inaugurare una rubrica periodica dedicata ai libri); un modo, spero gradito, di aiutarvi a mantenere sempre vivo e forte il legame con il Teatro. In attesa di ritornare a riempire le sale teatrali.
Oggi inizio col suggerire il libro di Andrea Camilleri, "L'ombrello di Noè". Si tratta del diario di bordo di una grande passione, quella per il teatro appunto. Tra racconti e intime conversazioni, il Maestro Camilleri guida nel mare della memoria della sua lunga e ricchissima carriera teatrale. "Il padre di Montalbano entrò giovanissimo all'Accademia Silvio D'Amico e da allora il suo percorso personale e professionale è stato segnato dall'incontro con i grandi, da Pirandello a Shakespeare, da Beckett a Eduardo De Filippo. Una formidabile serie di riflessioni sui grandi maestri della scena si intreccia con l'esperienza di Camilleri. Perché il viaggio dentro il teatro di un uomo che ha fatto teatro è, inevitabilmente, la storia della sua vita".
Tra le pagine di questo libro (davvero ricco di pensieri meravigliosi) incontrerete anche quella che considero una delle più belle, appassionate, complete descrizioni dell'esperienza teatrale da spettatore che abbia mai incontrato e che volentieri qui vi cito. Ora più che mai abbiamo bisogno di parole così potenti:
"(...)ma io sono certo che il viaggio continuerà. Fino ad ora, il viaggio ha avuto un suo preciso rituale. Il pubblico, all'ora convenuta, si reca all'appuntamento, entra nella sala illuminata che l'accoglie. C'è in tutti un'aria di comune partenza, chi si saluta, chi si ritrova, "Anche tu qui?", "Come stanno i tuoi?", chi scruta gli altri compagni che non conosce. Un brusio animato è nell'aria. Poi, ad un tratto, la metà delle luci di sala si spegne, il brusio si fa tanto sommesso da scomparire quasi, gli spettatori si assestano meglio nelle loro poltrone, si preparano al viaggio. Quindi, il buio. Nel silenzio totale, il viaggio spazio-temporale degli spettatori, uniti da una comune volontà di apprendimento, passeggeri di una conoscenza collettiva, ha finalmente inizio.
Chiusi in quel caldo grembo-caverna che non è una nave spaziale, ma qualcosa di vivente, di respirante, che può, se volete, richiamare da ogni singola, sepolta memoria l'atto del nascere, gli spettatori vedono sul palco una luce già accesa: è la loro meta, il brevissimo, fulmineo viaggio si è concluso. Ora si tratta di esplorare tutti insieme un territorio a un tempo conosciuto e completamente sconosciuto: l'uomo, il suo vivere, il suo destino, con le sue domande che, nel migliore dei casi, ottengono solo risposte parziali. Spesso non esiste nemmeno una risposta parziale. Ma è comunque valsa la pena di compiere quel viaggio, proprio perché abbiamo sentito proporre una domanda nuova, alla quale fino a quel momento, forse, non avevamo pensato.
Finché ci saranno domande da fare, e non importa in che modo, non importa in che forma, il teatro continuerà a vivere. Il giorno in cui l'uomo smetterà di interrogarsi, allora non finirà solo il teatro, finirà l'uomo stesso (...)"
Il libro vi aspetta. Buona lettura!