L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

BEATRICE BARUFFINI: "CALL ME CUPIDO: ARTE ED EMOZIONI AL TELEFONO"

Lavorare sulle relazioni, il dialogo, le emozioni, è da sempre tra i principi cardini dell’arte, in particolare di quella teatrale. Lo è senza dubbio per l’Associazione Micro Macro Festival di Parma da anni impegnata ad esplorare il mondo delle dinamiche relazionali e dei rapporti fra la comunità e i luoghi, attraverso allestimenti, installazioni e progetti tesi ad un coinvolgimento attivo del pubblico. È anche grazie all’originale ricerca e creatività di questa equipe artistica che ogni anno possiamo godere di “Insolito Festival” e delle inconsuete, sorprendenti iniziative in esso proposte, volte spesso alla riscoperta di aree urbane particolari. Così è stato anche la scorsa estate quando, malgrado le oggettive difficoltà dovute alla situazione pandemica, si è messa in campo una settima edizione del Festival che ha lasciato un segno importante. In special modo per l’evento conclusivo, “Lettere d’amore- il più grande epistolario d’amore della città”, la raccolta di missive amorose scritte dalla cittadinanza ed esposte in una mostra di grande successo, divenute poi fonte d’ispirazione per il nuovo progetto, “Call me Cupido”, inaugurato due giorni fa. Di questo primo appuntamento invernale firmato Micro Macro, e già da molti segnalato fra i regali natalizi più sorprendenti e graditi, ne parliamo con l’ideatrice Beatrice Baruffini.

In cosa consiste “Call me Cupido” e come ha avuto origine l’idea? “È una telefonata d’amore fatta ad arte. Voi scrivete una lettera in cui dimostrate il vostro amore ad una persona, che, intendiamoci, può essere anche quello filiale, parentale, amicale, e la inviate all’indirizzo infocallmecupido@gmail.com fissando un appuntamento telefonico. Dopodiché i bravissimi attori, Chiara Renzi e Daniele Bonaiuti, la interpreteranno per voi rivolgendosi al destinatario dello scritto. Abbiamo pensato anche a una "lettera sospesa": chi non vuole scrivere di proprio pugno parole d'amore potrà affidarsi direttamente ai nostri Cupidi. Per ora il progetto proseguirà solo nel periodo natalizio, fino al 31 dicembre, ma, considerato il grande interesse che sta suscitando, speriamo possa andare anche oltre nel tempo. Da cosa nasce l’idea? Sicuramente dalla necessità di condividere emozioni in questo momento così critico per le relazioni, ed è stato naturale arrivarci partendo dal bellissimo epistolario realizzato quest’estate. Il materiale che avevamo ricevuto era di una tale ricchezza che abbiamo pensato fosse opportuno lavorarci ancora, permettere nuovamente alle persone di partecipare con il proprio vissuto e le proprie esperienze. Quello che abbiamo in mano con le lettere è un vero e proprio racconto collettivo della città, un documento antropologico, sociale e filosofico straordinario, perché estremamente autentico nella sua natura, dove viene descritto il nostro vero stare collettivo; il carattere democratico che in esso si ritrova è unico ed è il tassello più importante. Come artisti cosa potevamo fare se non metterci a servizio di questo patrimonio, aiutare a creare quella relazione che oggi purtroppo manca? Anche il legame che si stabilisce fra autore/autrice della lettera e noi attori è bellissimo, è una corrispondenza nella corrispondenza perché siamo noi i primi destinatari dello scritto. Qualcuno ci ha persino già dato indicazioni su come leggere certe parole, come interpretare al meglio un certo pensiero tradotto sul foglio. Non crediamo di esagerare se riteniamo questo lavoro una sorta di ricerca sociologica. Ed è anche per sottolinearne il valore intrinseco e la portata in termini di testimonianza comunitaria, oltre che di bellezza e fantasia artistica, che abbiamo ritenuto giusto chiedere un piccolo contributo volontario al fine di sostenere il progetto e la dignità del nostro settore, messo così a dura prova in questi mesi di chiusura”

Sì, un anno terribile, a cui voi però avete saputo resistere, reinventandovi. Ma quando nasce l’Associazione Micro Macro e da chi è composta attualmente? “Ufficialmente è stata fondata nel 1991 e prende il nome dallo storico festival di teatro di figura. Negli anni abbiamo contribuito alla realizzazione del prezioso progetto “S-chiusi”, ideato da Flavia Armenzoni, socia fondatrice di Micro Macro, così come alla programmazione estiva di “Insolito”, nonché a molti degli spettacoli confluiti nelle sette diverse edizioni del festival. Allo stato attuale, l'associazione è formata da artisti e professionisti dello spettacolo che nel tempo hanno condiviso tanti valori e collaborato insieme a tanti progetti; oltre a me, Alessandra Belledi e Flavia Armenzoni, del gruppo attuale fanno parte Chiara Renzi, Daniele Bonaiuti, Riccardo Reina, l’illustratore Andrea Bovaia e Ilaria Ugolini. Abbiamo pensato che fosse giusto continuare il dialogo artistico iniziato con loro, dando ad ognuno la possibilità di sviluppare le proprie competenze attorno al nucleo originario dell’associazione. Un modo per noi di tutelare un’eredità artistica importante e di perseguire la nostra vocazione: quella di un teatro di ricerca, che è anche teatro dell’infanzia e teatro di figura. Con “Call me Cupido” ci siamo così riorganizzati, lavorando su contenuti collaterali ed azioni che partissero dal progetto estivo delle “Lettere d’Amore”. Al momento siamo sprovvisti di una sede; ci incontriamo e ci confrontiamo in modalità “virtuale”, quindi non è facile, ma siamo fiduciosi per il futuro: il Comune di Parma si è preso l'impegno di aiutarci a trovare uno spazio adatto dove allestire una nuova mostra dell’ “Epistolario”, che sarà probabilmente semi temporanea e accompagnata da attività artistiche sul tema. Un altro “micro macro” passo avanti per l’associazione e per la cultura in città”

“Call me Cupido” sta ricevendo tanta attenzione anche sulla stampa nazionale (sono usciti articoli su Vogue e annunci alla radio). Vi aspettavate un tale riscontro anche fuori Parma? “Veramente no, ma se c’è una cosa che stiamo notando da giorni è il passaparola. Abbiamo davvero constatato che la notizia della call è andata più veloce di quello che speravamo e che è proprio il pubblico, la gente, a promuoverla”

Forse molto dipende dal fatto che oggi più che mai si sente l’urgenza di riscoprire la forza delle emozioni più semplici. Quanto è difficile per un artista restare in ascolto di un presente che sembra essere ostile alle arti e alle relazioni? “Per noi è come accettare una sfida che non si può rimandare; soffriamo la stessa ferita vissuta da tutti, ma siamo anche consapevoli di una grande verità: l’arte può aiutare ad alleviare il dolore, riparare gli strappi emotivi. Ecco perché è fondamentale mettersi in ascolto degli altri. In un momento orribile come quello attuale uno può arrendersi oppure cercare di ripensare al proprio processo creativo senza tradirsi. Questo è un aspetto molto importante: come artisti dobbiamo rispettare la nostra visione ma anche un’etica, una morale. Dunque, pur rinnovandoci e lavorando sempre in modo eclettico, continuiamo a seguire il nostro principio ispiratore, quell’idea creativa di ascolto cui accennavo poco fa. Il tema dell’amore, del dialogo, di una comunità che trova la sua catarsi, contribuendo essa stessa direttamente con un gesto d’arte, è ciò che muove ora la nostra ricerca”.

La forza della call risiede anche nella valorizzazione di un elemento da sempre veicolo di emozione, quello della voce, e senza ausilio del video stavolta. L’immaginario teatrale può salvarsi così in questo momento? “Io credo di sì. Forse non sarà la sola modalità a fornire un’ancora di salvezza, ma penso che oggi sia indispensabile allenarsi all’ascolto. Questa comunicazione affidata alla parola detta e non all’immagine ci sarà senz’altro utile un domani quando finalmente si potrà tornare a rappresentare dal vivo. Se la progettazione di nuove possibilità comunicative è importante, lo è parimenti l’urgenza di rivedere molti aspetti finora dati per incontestabili”

Anticipazioni per i prossimi progetti targati Micro Macro? “Quando l’emergenza sanitaria rientrerà, vorremmo riprendere “S-chiusi”. Prima ancora, però, ci impegneremo a far rivivere la mostra del grande epistolario dedicato all’amore, provando a renderla più interattiva. Il nostro desiderio è di realizzare una sorta di punto di ritrovo, d’incontro del sentimento di una comunità, e da qui avviare poi nuove iniziative, con le scuole ad esempio, cercando di sviluppare altre pratiche intorno alla mostra per capire come preservarla, alimentarla e rigenerarla. Questo è il nostro impegno di artisti: farci carico delle narrazioni di una comunità intera”

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