L'occhio di riguardo

Una sezione affidata alla buona volontà e cortesia di illustri protagonisti della scena teatrale che hanno accolto l'invito a scrivere un commento, una riflessione, un pensiero sul Teatro di oggi, partendo dal racconto della propria personale esperienza con la realtà artistica parmigiana. Uno spazio di libera espressione per uomini e donne di teatro che possa essere significativo, stimolante ed esemplificativo per lo spettatore del presente.

 

GIANLUCA FOGLIA "FOGLIAZZA" - IL DISEGNO A TEATRO...

(Autore, narratore teatrale, illustratore, vignettista satirico. Qui la bella riflessione regalataci da Gianluca Foglia “Fogliazza”, penna parmigiana sagace e pungente, nonchè ideatore di apprezzati progetti teatrali sulla Memoria)

Sono un disegnatore e, prima ancora, ho fatto l'operaio. Il mio mestiere, oggi, è un privilegio, sudato a lungo e tuttora rincorso, perché mai scontato e mai, per fortuna, raggiunto del tutto. Il mio mestiere è disegnare. Due dimensioni, il foglio, la matita, al massimo la prospettiva, ma è sempre illusione ottica. Le cose cambiano quando ho conosciuto donne non più ragazze che ho scelto di raccontare e che non avrei voluto limitare a un libro. Le ho ritratte e così ho iniziato ad "uscire" dalle due dimensioni del foglio di carta per scoprire la terza, la profondità, del palco.
Ma sono e resto un disegnatore, che ha scelto di declinare il suo linguaggio, il disegno, in altre forme e "teatro" è termine che nella mia piccola testimonianza è parola che devo pronunciare con cautela.

Umberto Fabi, attore, burattinaio e amico, mi ha sempre ricordato di non mentire mai, di non fare finta... anche quando sbagli perché il pubblico non perdona, di ammettere con onestà che quel che fai lo stai facendo per amore e nella passione può succedere di sbagliare. Ammettere i propri errori, di fronte al pubblico, diventa un valore aggiunto. Mai, dunque, devo oltrepassare ciò che sono: non sarei più credibile.

Ha tuttavia dell'incredibile disegnare dal vivo, sul palco, di fronte agli spettatori, quello che prima disegnavo nel segreto isolamento del mio tavolo da disegno. Ha la sorpresa felice di ricordarti che ci sono cose che, seppure in un epoca dove tutto accelera, non cambiano: la narrazione orale accompagnata dall'immediatezza dell'immagine e dalla suggestione del disegno che si realizza sotto gli occhi del pubblico.

Oggi, sempre più spesso, disegno e racconto, dal vivo, quello che prima disegnavo solamente. Il gesto naturale, per me, del tratto, mi ricorda che non devo fare in fretta, che il pubblico vuol vedere una linea che si compone esattamente come vuol capire la storia e farne parte e per fare tutto ciò ha bisogno di tempo, quel tempo che permette alla pioggia di penetrare la terra senza scivolare via. Perché la storia non si insegna, si trasmette.

E quando sono lì, di fronte a occhi che mi guardano in attesa del racconto, narro e disegno, parlo e dipingo, tremo e trattengo tutto ciò che mi fa pensare "chi me l'ha fatto fare?!" (domanda banale come la normalità della paura, con la quale faccio sempre i conti e sempre tornano)... a farmelo fare è la necessità di aver qualcosa da dire e poterlo fare con una lingua franca, il disegno, che non ha bisogno di traduzione, sapere che puoi essere compreso ovunque, fosse anche solo la suggestione di un gesto creativo, è il motivo per cui anche la paura può essere compagna di avventura.

Nel mio piccolo, piccolissimo viaggio in questo mondo che con rispetto e cautela (e forse senza averne diritto) chiamo teatro, mi è stato chiesto se ormai ho superato quel punto di non ritorno una volta varcata la "prima volta". Ebbene no, al contrario, ogni volta è sempre "peggio", poiché ho bisogno di crescere, tentare di migliorare, schierarmi sempre di più, disegnare anche per chi non ha voce e il pubblico, giustamente, pretende che io non retroceda. Così la responsabilità è sempre più grande ed io un autore che vive questa avventura su un foglio grande, dove il disegno più bello è sempre quello del giorno dopo. 

Gianluca Foglia "Fogliazza"

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