La recensione

INTORNO A MEDEA

LIBERAMENTE ISPIRATO AL MELOLOGO DI JIRI ANTONIN BENDA

ELABORAZIONE DRAMMATURGICA: Clara Galante

INTERPRETI: Clara Galante (voce), Andrea Sammartino (pianoforte)

REGIA: Alessio Pizzech

Riflettere su ciò che pensiamo di conoscere non è mai un’impresa inutile, fine a sé stessa. Questo principio vale ancor più quando a costituire oggetto di una rinnovata contemplazione intellettuale è il mito greco, componente fondante e primigenio del complesso patrimonio culturale occidentale. Nei miti antichi ritroviamo quell’universalità di sentimenti e consustanzialità di umane vicende da cui ogni volta riusciamo ad attingere una lezione, estrapolare un pensiero, un richiamo che inevitabilmente conduce ad interrogarci con coscienza sul nostro presente. Nella rosa delle figure classiche Medea rappresenta di certo una delle più significative per essenza tragica, verità drammatica e per quell’umanità autentica, non nominale, che ne fa personificazione concreta del dolore più atroce e della follia più lacerante. Ma Medea incarna molto altro. Ed è in un viaggio introspettivo attraverso i suoi ricordi intrisi di sofferenza, fra visioni, suoni e ombre di chi che ne ha causato o condiviso la devastante esperienza tragica, che ci guida la straordinaria e vibrante interpretazione di Clara Galante. Un viaggio condotto sul valore sonoro e semantico della parola e sulla sua relazione con la musica, con la fisicità che la trasla e con il contesto dove si espleta. Così, tra le maestose volte lignee del Teatro Farnese, sabato 19 novembre, hanno riecheggiato insieme, con nuova intensità, il respiro di Medea ma anche le voci “intorno” a lei, su tutte quella di Giasone e dei figli. Da qui il titolo del lavoro “Intorno a Medea”, ispirato al melologo di Benda e tradotto in una fine ed accurata elaborazione drammaturgica mirabilmente intessuta su quella musicale, eseguita al pianoforte da Andrea Sammartino. Note e voce si fondono, in un mutuo battere e levare, generano contrappunti emozionali, tracciano nuovi percorsi di ascolto ed empatia. Qualità vocali, indagine fonetica, potente espressività corporea e facciale, unitamente alla musicalità della costruzione sonora, animano così, in misura opposta e complementare, il dramma, cogliendo il senso tragico nella sua essenzialità e attualità, oltre ogni limite spaziale e temporale. Da ogni parola di Medea, da ogni suo gesto, sia questo pacato o febbrile, frutto di un lucido ragionamento o scatto dell’ira più cieca, traspare una forte tensione spirituale, quell’“impotente furore” , al contempo veemente e malinconico, che ne compone la sua natura stessa di donna amata e tradita, asservita a un sistema di leggi maschili che lei mira a condannare e stravolgere. Ma Medea è sola in tutto l’universo e infelice. Lei che fu generata dal sole, ora è una donna rifiutata. Da questa dolorosa, matura, consapevolezza non può che scaturire il conflitto interiore più straziante, quello che la porterà a compiere “l’uffizio della vendetta”: uccidere i figli suoi e di Giasone. Il racconto scenico-musicale ripercorre a ritroso e concentra in sé le ragioni di questa disfatta spirituale, di questa implosione del sentimento e della morale che inevitabilmente devia verso la colpa e una radicale, quanto nefasta, contraddizione: essere madre senza figli. “Ridatemi il mio sangue!”, grida Medea, abbracciando un velo nero da lutto, poi abbandonato sullo scranno regale al centro della scena “e perdonate…” aggiunge più sommessamente, quasi implorando, al tempo stesso, i figli, gli dei e noi spettatori, ultimi testimoni di quell’atto riprovevole. All’ incisiva presenza scenica della Galante si deve il ritratto compiuto e accorato di questa figura femminile, e il merito, altresì, di averle conferito, nel gioco evocativo di voci “altre”, un indubbio arricchimento sul piano connotativo. In quella gamma che spazia da tonalità epiche avvincenti, a più ricercate e cangianti sfumature vocali, oltre che interpretative - riconducibili a uno sguardo contemporaneo e a un approccio sensibile, lontano dalla pura esplorazione estetica- ritroviamo qualcosa di noi, ricuciamo i frammenti visivi e sonori di una vicenda classica che sa esprimere così, grazie anche alla forma artistica recitata e musicata, una interessante e suggestiva modernità.           

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