(Il contributo autoironico, arguto e vivace di Matteo Bacchini, drammaturgo parmigiano tra i più apprezzati della sua generazione, autore di testi teatrali di grande impegno civile, rappresentativi di una memoria storica collettiva. Tra i suoi lavori "Al Forester", spettacolo pluripremiato sulla figura di Antonio Cieri e le Barricate del '22, e "In nome del popolo italiano", ritratto impietoso e amaro dell'Italia di oggi)
Io non capisco niente di teatro. Sarà perché mi sono avvicinato al teatro (ai tempi dell’università) non per amore del teatro, ma per ragioni diciamo extra-teatrali. Quando poi la ragione extra-teatrale ha mollato Lettere e si è iscritta a Economia e Commercio, io ho continuato a seguire storia del teatro. Perché mi piaceva. E anche perché non capisco niente di teatro, ma ancora meno di economia.
Un mio amico invece capisce tutto di teatro. Vede almeno cento spettacoli all’anno e non gliene piace neanche uno. Il testo è debole, la regia senza idee, l’interpretazione oltre le righe, le luci sbagliate… trova sempre un motivo per cui lo spettacolo non gli piace.
Io invece, che non capisco niente di teatro, trovo sempre un motivo per cui lo spettacolo mi piace. Se il testo è brutto, però l’attore è bravo. Se il testo è brutto e l’attore è un cane, l’idea registica però è bella. Se il testo è brutto, l’attore è un cane e l’idea registica inesistente, però quel cambio luci con il taglio basso che illumina di blu lo sfondo era emozionante. E se invece davvero fa proprio tutto schifo, io non me ne accorgo. Perché non capisco niente di teatro, e a teatro non vedo uno spettacolo ma vedo qualcosa di vivo che persone vive fanno accadere per persone vive.
Il mio amico invece, quello che capisce tutto di teatro, a teatro vede uno spettacolo. E di solito non gli piace. È un peccato, perché secondo me lui a teatro non ci va neanche tanto volentieri. Ci deve andare perché è il suo lavoro, ma preferirebbe andare a pesca o leggere Hegel in tedesco. Invece gli tocca andare a teatro e guardarsi spettacoli imperfetti e non del tutto riusciti, che gli fanno venire il nervoso.
A me invece andare a teatro piace, e mi fa sentire bene. Soprattutto quando lo spettacolo è imperfetto e non del tutto riuscito. Perché mi fa sentire a casa. Mi fa sentire una persona viva fra persone vive, che sbagliano e riprovano e sbagliano meglio. Ma questo è solo il mio punto di vista, ed è sicuramente sbagliato. Perché io non capisco niente di teatro.
Matteo Bacchini