L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

AMANDA SANDRELLI: "YO SOY MARIA" NELLA MUSICA SENZA TEMPO DI ASTOR PIAZZOLLA

Il grande scrittore e filosofo Jorge Luis Borges argentino definì il tango “l'espressione diretta di qualcosa che il poeta spesso cerca di esprimere con parole: la credenza che una lotta potrebbe diventare una celebrazione”. E il 2021, l’anno che appunto celebra, pur nella perpetua sfida per la sopravvivenza imposta dalla pandemia, i 100 anni dalla nascita di uno dei più celebri geni del tango, Astor Piazzolla, sembra quasi richiamarsi simbolicamente alla profonda sostanza di questo pensiero borgesiano. È stato così, per desiderio di rendere un doveroso omaggio al rivoluzionario compositore e musicista, ma anche per portare in scena una partitura armoniosa di note e parole che potesse concedere al pubblico un momento di ritrovato ascolto comune da dedicare al nostro tempo, che è nato il reading Yo soy Maria, scritto e diretto da Gianni Clementi e liberamente ispirato all’Operita di Piazzolla “Maria de Buenos Aires”. Lo spettacolo, una nuova produzione di Parmaconcerti che debutterà al Teatro di Carpi il 20 giugno 2021 alle 21.30, nell’ambito del “Festival del Racconto”, vedrà in scena i musicisti Giampaolo Bandini alla chitarra, Cesare Chiacchiaretta al bandoneon, e un’attrice di grande sensibilità e raffinatezza, amatissima dal pubblico: Amanda Sandrelli. Un’interprete dal ricchissimo percorso professionale, costellato di successi cinematografici, televisivi e teatrali, che per questo speciale recital di giugno, giunto dopo mesi di lontananza dal pubblico, confessa di provare già un affetto particolare.  

Sig.ra Sandrelli, chi è la sua Maria e come riesce il mito raccontato dalla musica di Piazzolla a riecheggiare nel nostro presente? “Maria rappresenta la speranza, che nel racconto originario attraversava le vie di Buenos Aires, ma che nella riscrittura originale di Clementi parla ad ogni città, riguarda ogni persona, fuori dalle logiche geografiche e temporali. L’opera di Piazzolla è di una bellezza incredibile e offre spunti meravigliosi per comporre una narrazione che sia più vicina a noi. L’idea è stata appunto di riprendere la partitura originale per scrivere anche di quello che abbiamo vissuto: c’è una città deserta, c’è un misterioso morbo che rende invisibili gli abitanti, i quali rimangono nascosti dietro le persiane delle case, e c’è la voglia di rinascere a nuova vita”

Quali sono, dunque, i tratti salienti del testo di Clementi? “Insistere sull’universalità del racconto che Piazzolla traduceva così magistralmente in musica. Nell’opera originaria Maria è la Città, la personificazione di un luogo, Buenos Aires, che soffre e che vuole vincere la peste per far rinascere “la città delle Buone Arie”. Nella nostra storia Maria è figlia della città e vuole tornare alla vita, alla musica, all’essere donna. Sono tantissimi i temi toccati in questo lavoro. Il mio personaggio, inoltre, dichiara apertamente il suo profondissimo amore per Piazzolla, diventando essa stessa pura espressione della sua musica; e poi ci sono riferimenti diretti, documentati, alla vita del compositore. Io sono incantata dalla scrittura di Gianni …egli crea come i grandi autori sudamericani, descrivendo una realtà pervasa di magia, visioni, suggestioni. Un modo di raccontare perfetto per il teatro”

Una formula artistica, questa del reading musicale, in cui si è più volte cimentata e che ha contraddistinto il periodo più recente della sua carriera. Cosa l’attrae di questo stile espressivo, giocato sulla parola e l’armonia nel suono, piuttosto che sul gesto, sul movimento? “Credo dipenda dal fatto che mi sento adatta a questo genere, lo sento nelle mie corde. In fondo sono proprio gli stili a scegliere gli interpreti, e non viceversa. Per quanto mi riguarda, mi viene molto naturale lavorare con la musica, come se fossi su un’onda che riesco a cavalcare con grande equilibrio. L’accompagnamento musicale è per me un grande amico, qualcosa che aiuta ad esprimermi con più facilità. So che non per tutti gli attori è così, ma nel mio caso la musica è felicità. E poi è sul ritmo musicale che ho basato la mia crescita, come artista e come donna. Non solo per la figura di mio padre, ma perché davvero la musica è sempre stata parte della mia vita, appartiene prepotentemente alla mia esistenza. Va detto però che questa sinergia perfetta con le note musicali si ottiene se vicino si hanno musicisti bravissimi. Con Cesare e Giampaolo lavoriamo da tanto tempo e con loro mi sono sempre trovata a mio agio. È molto importante l’intesa fra interpreti perché la musica, come la recitazione, è fatta di pieni e di vuoti, e ogni volta accade qualcosa, anche in quel battito apparentemente lasciato cadere. Tutto il racconto, composto di parole e musica, costruisce lo spartito, l’accordo, l’armonia, e se alcune cose si decidono in prova, altre derivano unicamente dalla sensibilità degli artisti coinvolti, dal loro sapersi mettere in ascolto reciproco. La dinamica emotiva che si svilupperà ad ogni serata è nelle nostre mani e nel sentirci parte di quell’unicum teatrale”

Da interprete della scena com’è entrata in relazione con la musica calda, struggente, malinconica, ma anche corporea, concreta, passionale, materica di Piazzolla? “Come la musica, anche il Sud America fa un po’ parte della mia vita. Cosa posso dire del tango? È ardore, slancio, fisicità, che trova la sua espressione ideale nel ballo, uno dei più sensuali e intimi, ma che anche nell’ascolto sa accendere i sensi e l’immaginario. L’unione fra la carnalità della musica e le parole recitate produce un effetto potentissimo e questo lo avevamo già compreso con un nostro precedente spettacolo dove portavamo in scena testi di celebri canzoni di tango. Stavolta abbiamo anche una storia da raccontare perché è l’opera musicale di Piazzolla a suggerircelo. I suoni, l’atmosfera latina, la magia degli strumenti darà senso alle parole recitate e quelle parole sapranno infondere forza, bellezza e coraggio”

In “Yo soy Maria” viene rappresentato un femminino potente, magico, preveggente, fiducioso. Questo è il mondo di Maria, ma che mondo è quello in cui vive Amanda, una donna e artista di oggi, e che musica userebbe per descriverlo? “Non è facile rispondere perché il momento storico che viviamo ci ha confusi un po’ tutti. Però, mi sento di dire che la parte femminile è una componente fondamentale, imprescindibile nell’Arte e nel Teatro e gli uomini intelligenti questo lo hanno capito da un pezzo. Forse se guardo al mondo di oggi e a una musica che possa raccontarlo, userei proprio il tango. Potrebbe essere una colonna sonora giusta perché è potente, emotiva, concreta, drammatica e melodrammatica; inoltre sembra mettere in atto una lotta, mentre nella sua natura più profonda invita all’unione. Si esprime come il combattimento fra due caratteri decisi, ma in realtà traduce in danza un rapporto d’amore, la fusione di maschile e femminile, il nostro tutto”

La Maria protagonista del suo spettacolo è presentata come figlia della mitica Maria de Buenos Aires. Anche lei, Amanda, è figlia di due miti, della musica e del cinema, ed è diventata a sua volta madre. Cosa ha compreso del suo essere figlia oggi, dopo l’esperienza maturata sia nella vita personale che in quella artistica? “Sono cresciuta in una situazione molto diversa, più caotica, rispetto a quella dei miei figli, che hanno avuto una famiglia più stabile. Però ho capito che quando si diventa genitori è tutto nuovo, non ci sono insegnamenti infallibili ed eterni. Bisogna vivere l’esperienza e cercare di ascoltare, perché il tempo passa e niente resta uguale. Ecco, questa è la più grande lezione che ho imparato. E poi mi ricordo com’ero all’età dei miei figli oggi, e cerco di capire quello che stanno attraversando, di non pretendere troppo. In questo mi serve la mia esperienza di figlia, ma anche di artista, perché la recitazione mi ha aiuta tantissimo a mettermi nei panni degli altri, a provare empatia”

Tornando allo spettacolo a Carpi. Questo sarà un debutto in presenza dove musica e teatro s’incontreranno, in un connubio ancora più significativo dopo l’ultimo anno pandemico che ha così duramente colpito proprio il settore artistico. Un evento che per lei, donna di teatro, quale importante valore assume? “Sono felicissima di questa occasione! Mi è mancato così tanto il contatto col pubblico! Credo che lo vivrò come il momento in cui si abbraccia un amico dopo tanto tempo. Sono emozionata e…lo ammetto… anche un po’ spaventata, dopo un anno di inattività teatrale. Dovrò richiamare tutto il mio autocontrollo per non commuovermi troppo. Più di tutto temo il bandoneon che è uno strumento talmente evocativo che ti entra dentro e che va ogni volta a toccare corde scoperte del cuore, a vivificare i ricordi. Anche Maria lo dice “Se il bandoneon mi provoca, gli morderò forte la bocca”. Insomma, sarà una fatica per me non far scendere qualche lacrima, dovrò mantenermi salda, ma sarà un piacere immenso poter ritrovare il mio amato pubblico, finalmente!”

Evento gratuito con obbligo di prenotazione (a partire da domenica 6 giugno): tel. 059 649369 biblioteca@carpidiem.it

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