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CHICURACHI: il nuovo progetto di AnelloDebole insieme ad AUSL Parma

È possibile immaginare i luoghi di cura come centri creativi?

È possibile immaginare la dimensione creativa come parte integrante degli stessi luoghi di cura?

Il teatro, o le arti performative, possono arricchirsi di questa dimensione “altra”?

Nasce da queste domande - e quindi dalla necessità di sperimentare la pratica artistica teatrale per riconsiderarne le ricadute sociali, nonché le possibilità generative di cambiamento - il nuovo progetto “CHICURACHI”, ideato dalla compagnia teatrale AnelloDebole, con il sostegno del Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL di Parma, presentato mercoledì 12 marzo presso la Residenza Sanitaria a Trattamento Intensivo “F. Santi”. Un “atto di sperimentazione” significativo sul rapporto fra arte e cura che ha messo al centro l’idea di realizzare residenze artistiche all’interno delle strutture trattamentali di Colorno, dello stesso Centro Santi e di Casale Mezzani, dove sono ospitate persone affette da disturbi psichiatrici, per quattro fine settimana, nel periodo da marzo a giugno 2025.

“Se percorressimo le visioni e le intuizioni di personalità come Basaglia o Tommasini” si legge nella proposta progettuale della compagnia ideatrice “si evincerebbe chiaramente come il movimento da loro creato fosse quello di rigenerazione, in primo luogo, degli spazi adibiti alla cura; nel parlare di ciò, infatti, spesso puntavano l’attenzione non alla pur necessaria cura medica, bensì alla relazione continuativa tra pazienti e collettività, nata dall’incontro di diverse persone portatrici di una diversità, all’interno degli stessi spazi. Parole simili, ma scritte dal punto di vista del teatro, si troverebbero riattraversando i testi di Giuliano Scabia, indimenticato alleato di Basaglia a Trieste”

Quattro le compagnie teatrali professioniste che, a seconda della loro specificità artistica, vivranno questa esperienza umana e creativa insieme agli ospiti e al personale delle strutture: oltre ad AnelloDebole, promotore del progetto, parteciperanno il Teatro Medico Ipnotico di Patrizio Dall’Argine (dal 21 marzo), Hombre Collettivo (ad aprile) e il gruppo torinese Teatro Selvatico (a maggio). Alle compagnie coinvolte verrà richiesto di “usare” gli spazi trattamentali (esterni, soprattutto, ma ove possibile anche alcuni di quelli interni, come la sala laboratori) per elaborare una propria creazione artistica, in cui provare a coinvolgere nel modo migliore gli ospiti residenti in struttura e costruire dei ponti con il territorio all’esterno. Il senso del progetto, abbracciato con entusiasmo dal direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Parma, dott. Pietro Pellegrini, è appunto quello di creare una naturale connessione tra gli ospiti, gli artisti e la comunità tutta.

“Il carattere residenziale è ciò che rende questo progetto veramente innovativo” ha spiegato la dott.ssa Giuseppina Paulillo, Dirigente Medico Psichiatra presso l’AUSL di Parma “gli artisti vivranno la quotidianità della dimensione residenziale abitativa e ne saranno parte attiva, incontreranno gli ospiti ma anche le persone esterne al sistema di cura, apportando così un grado di partecipazione speciale e un arricchimento reciproco, sia rispetto alla dimensione di cura vera e propria, sia a quella di vita orientata alla riconquista della salute mentale. L’attività teatrale è sempre stata presente in queste strutture e da tempo accompagna i nostri percorsi di cura, pensiamo ad esempio all’esperienza avuta con il Teatro Jolly e poi alla preziosa collaborazione con il Teatro Lenz. Nel caso del progetto Chicurachi siamo rimasti, però, colpiti dalla modalità di partecipazione prescelta: c’è una orizzontalità che arricchisce tutte le parti coinvolte, favorendo davvero un incontro reciproco”

Un aspetto evidenziato anche dalla dott.ssa Emanuela Leuci, psichiatra: “la circolarità delle emozioni rappresenta un’opportunità unica di crescita per queste persone e per noi che siamo presenti. Incontri autentici come questi sono fondamentali poiché offrono importanti occasioni di scambio reciproco. Non dobbiamo dimenticare che a volte l’istituzione diventa la dimensione familiare per molti ospiti”.

Già l’anno scorso, per il centenario dalla nascita di Basaglia, la compagnia AnelloDebole aveva intrapreso con successo una breve esperienza analoga presso la struttura trattamentale di Colorno, come ha raccontato Vincenzo Picone, autore e regista a capo dell’idea progettuale: “in quell’occasione gli ospiti della struttura si sono avvicinati e aperti alla relazione attraverso la “sola” presenza in quel luogo da parte di noi artisti. Quella partecipazione “esterna” modificava il volto e gli usi degli spazi trattamentali. Nello stesso tempo l’incontro umano e profondo nei giorni di residenza ha provocato in noi, attori e autori, un cambiamento, ha alimentato la nostra creatività, consentendoci una rielaborazione del lavoro artistico differente da come l’avevamo immaginato in origine. Le istituzioni di cura, e io aggiungo tutte le istituzioni, dovrebbero essere dei luoghi comunitari, spazi dove persone con pensieri e vissuti diversi si incontrano. La dimensione di cura probabilmente sta proprio lì, nella relazione umana, nella capacità di due persone che non si conoscono di guardarsi negli occhi e chiedersi come si chiamano. Così si è sviluppata l’idea del progetto. In questi spazi vorremmo cercare degli “inciampi”. Per noi artisti la possibilità d’inciampare nelle storie degli ospiti, nei loro occhi, nei loro talenti; per i residenti l’opportunità d’inciampare in esperienze artistiche molto diverse fra loro”

L’intero progetto sarà seguito da Lorenzo Donati, critico e docente universitario, che da molti anni osserva e scrive di progetti teatrali proposti in ambiti non convenzionali. “È raro trovare dei gruppi artistici e delle istituzioni capaci di collaborare con questo entusiasmo e per queste finalità” ha dichiarato Donati alla presentazione “queste compagnie non si metteranno al servizio dei residenti, così come gli ospiti non saranno al servizio delle compagnie. Sarà un incontro fra vite ed esseri umani, una delle dimensioni più importanti, antiche e profonde del teatro stesso”.

Alla presentazione sono intervenuti anche Riccardo Reina e Angela Forti della compagnia parmigiana Hombre Collettivo: “stiamo lavorando su due progetti, uno più strutturato sul tema dell’ingiustizia e uno volto ad approfondire l’intreccio fra la narrazione individuale e la narrazione storica dei grandi eventi. Partendo da questi progetti in corso proporremo agli ospiti interessati delle collaborazioni, alcune più laboratoriali altre più aperte. Siamo molto felici di cogliere questa opportunità, di trovare uno spazio pubblico dove poter creare insieme alle persone, ma soprattutto dove poter usufruire di un tempo dedicato alla ricerca, al confronto, all’ascolto, un tempo sospeso in cui possono convergere le idee, i diversi punti di vista. Un tempo di libertà per tutti”

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