Dieci dialoghi per dieci coppie di attrici che si confrontano in diretta Facebook su diversi temi ed esperienze, partendo da parole chiave scelte quale terreno di dibattito libero (creazione, perturbamento, conflitto, comunità, entusiasmo, corpo, maschera, confini, paura, mito, differenza e misura). In estrema sintesi potrebbe descriversi così il nuovo format “Emersioni- Dialoghi tra attrici”, ideato da Federica Fracassi, Francesca Garolla e Renzo Martinelli del Teatro-I di Milano; dietro a questo interessante ciclo d’incontri appena inaugurato e che andrà avanti fino al 7 giugno, a lunedì alterni (prossimo appuntamento il 15 febbraio alle 19, come sempre sulla pagina facebook di Teatro-I, con il dialogo fra Leda Kreider e Laura Marinoni) c’è però molto altro. Non solo la volontà di offrire un punto di vista femminile ogni volta poliedrico e sorprendente sul mondo “Teatro”, grazie alla partecipazione di figure artistiche molto diverse fra loro, per linguaggio, generazione e formazione (ogni duetto vede, infatti, protagoniste un’attrice emergente e una dalla professionalità già consolidata), ma anche di fornire una preziosa opportunità per interrogarci insieme sul nostro tempo così confuso e incerto, toccando, nel racconto onesto e sincero delle voci coinvolte, alcune questioni centrali del dibattito contemporaneo, istanze urgenti di natura politica, sociale e poetica. Essere “spettatori” teatrali attenti oggi può significare anche questo: mettersi in ascolto di chi sta compiendo una ricerca artistica e lavora faticosamente per emergere, provare a sintonizzarsi con nuovi percorsi creativi, e magari farlo, come in questo caso, con l’aiuto di chi un percorso lo ha già tracciato. Dimentichiamo, dunque, rivalità e sfide all’ ”Eva contro Eva”; in “Emersioni” vince lo scambio costruttivo di visioni e pensieri declinati al femminile, quell’arricchimento che scaturisce da posizioni differenti o da sintonie inaspettate, come ci spiega meglio l’attrice Federica Fracassi, pluripremiata interprete del panorama teatrale e cinematografico, qui nelle vesti di ideatrice e moderatrice dei dialoghi.
Qual è stata la riflessione che ha condotto alla maturazione e alla definizione di questo progetto sul web? “Sono state due le molle scatenanti. La prima è venuta come conseguenza naturale del confronto che io stessa ho sempre cercato d’instaurare con le mie colleghe e che si è approfondito molto, anche se a distanza, durante il periodo del lockdown. Ho sentito ancora più forte il desiderio di far raccontare la propria esperienza a quelle donne che hanno scelto il palcoscenico e il teatro quale propria ragione di vita, e ho pensato fosse particolarmente interessante mettere a confronto i diversi punti di vista al riguardo. L’altro motivo che mi ha portato a studiare questa formula di scambio intellettuale è, se vogliamo, più contestualizzato all’attuale situazione: mi sono chiesta quanto fosse difficile per le colleghe giovani avere l’occasione di crescere professionalmente in questi tempi pandemici scanditi da restrizioni e chiusura dei teatri. Oggi è ancora più complicato “emergere”, inserirsi in nuove produzioni, perché il blocco del sistema teatrale ha portato a una sorta di appiattimento. Penso che un dialogo sia doveroso anche per provare ad affrontare questo problema e per accendere l’attenzione su interpreti di grande carisma e talento, capaci di distinguersi per linguaggi artistici inediti, originali, innovativi. È un po’ lo stesso spirito che ha mosso “Pubblicazioni”, l’altro progetto di Teatro-i rivolto, questa volta, a drammaturghe/i emergenti”
Come è avvenuto il “reclutamento” delle attrici partecipanti (che ricordiamo sono, tra le emergenti, Serena Balivo, Chiara Bersani, Leda Kreider, Claudia Marsicano, Giulia Mazzarino, Federica Rosellini, Alice Spisa, Agata Tomsic, Petra Valentini, Matilde Vigna, in dialogo con Sonia Bergamasco, Elena Bucci, Daria Deflorian, Mariangela Granelli, Manuela Mandraccia, Milvia Marigliano, Laura Marinoni, Francesca Mazza, Elisabetta Pozzi, Cinzia Spanò)? “Io, Renzo e Francesca abbiamo lavorato su delle liste di nomi e poi abbiamo invitato telefonicamente. In verità le attrici che vorrei portare a dialogare qui con noi sono ancora tante. Ecco perché speriamo che questa rappresenti solo la prima edizione di una lunga serie. Quello che abbiamo cercato di fare è stato creare il più possibile un gruppo eterogeneo, una riconoscibilità di voci differenti. Mi faceva piacere mantenere il carattere multiforme delle professionalità artistiche coinvolte. Anche per questo la formazione delle coppie è stata affidata al caso, per estrazione”
Emergere ed emergenza sono parole con la stessa etimologia, ma oggi è soprattutto l’accezione negativa a prevaricare. Quanto può aiutare un dialogo aperto come il vostro nel ristabilire un equilibrio anche sul piano semantico e a generare una visione del mondo più ottimistica? “Occorre senz’altro fare considerazioni a diversi livelli. Il primo è quello linguistico: è urgente oggi ragionare per ristabilire il valore di alcuni termini. Spesso ci imbattiamo in forme comunicative che evidenziano una mancata attenzione alle parole e al loro uso. Pensiamo ad esempio al recente slogan scelto per la programmazione di Rai 5: quel “Il teatro non chiude mai” è irrispettoso, offensivo per un’intera categoria di lavoratori fermi da un anno. Una frase simile è molto grave nel contesto in cui viviamo. Se è vero, dunque, che c’è bisogno di un maggiore senso di responsabilità nell’uso del linguaggio è anche interessante aprire i concetti, cercando di capire quanto all’interno di una parola può far slittare in un significato “altro”. Tornando ad “emergenza”, essa rivela nel proprio lemma un processo creativo intrinseco, un valore positivo che rimanda all’”emersione”, quindi alla rinascita, al venire in superficie. Preso atto che il tempo della creazione è vario, c’è una necessità reale in questo momento di comprendere come nel teatro tutto questo venga recepito e riformulato. Nello stato di emergenza in cui viviamo che tipo di attenzione diamo a ciò che emerge, ai linguaggi nuovi, ai processi creativi ed artistici che rompono quei paradigmi preesistenti? Se mi guardo attorno vedo purtroppo ancora tanta paura nel mio ambiente, ma la verità è che dobbiamo tutti trovare il coraggio di avviare una riflessione sul sistema teatrale che sia profonda, radicale, dirompente. Molto di quel sistema era sbagliato e ora tutti abbiamo l’occasione per prenderne coscienza e migliorarne certi aspetti”
Meravigliose attrici in dialogo ma anche prestigiose ospiti silenti che partecipano agli incontri. In questa prima edizione troviamo l’attrice Ermanna Montanari. Come mai questa diversa modalità di adesione? Risponde ad una esigenza personale dell’ospite o all’idea stessa del format? “È partita inizialmente da un’esigenza dell’ospite. Ermanna adora questo progetto ed è molto presente nel seguire i passaggi. Lei però ha manifestato fin da subito un certa timidezza per la diretta social, la sentiva stretta per sé, non affine al suo carattere. Così le abbiamo proposto di seguire gli incontri senza intervenire in video, ma scrivendo note o commenti che potessero fornire spunti di discussione. Alla fine questa sua “diversa” partecipazione è stata utilissima nella costruzione di uno scambio più attivo, nel sottolineare e nell’osservare i contenuti espressi nei dialoghi. È anche il segno che il format è in fieri, una modalità comunicativa vitale, mutevole, aperta, suscettibile anche di qualche piccola modifica o variazione nella sua struttura inclusiva e accogliente”
Mi ha molto colpito la scelta dei temi di discussione. Alcune delle 12 parole chiave prescelte sono decisamente attuali, al centro di accesi dibattiti; altre sembrano “riemergere” dal passato, pur nella loro evidente caratura universale. Qual è stato il criterio per la loro selezione? “È un lavoro che ho portato avanti insieme a Francesca e Renzo. Volevamo proporre parole che non chiudessero troppo l’orizzonte di riflessione e che potessero essere esplorate ad ogni appuntamento, in modo trasversale. È vero, sono termini particolari, alcuni contemporanei, altri più legati all’ambiente artistico, altri ancora meno usuali. Sono però tutte parole che invitano il soggetto all’espressione di un pensiero libero ed autentico”
E lei che ricordi ha del tempo in cui era emergente? Quando ha sentito che qualcosa stava cambiando e cosa ha determinato quel cambiamento? “In certi ambiti mi sento ancora emergente! Penso ad esempio alle mie esperienze cinematografiche dove finora ho interpretato solo piccoli ruoli. Tornando ai miei inizi posso dire che non è stato facile “emergere”. Mi ero formata nel teatro off e ogni volta che salivo sul palco, magari di fronte a pochi spettatori, mi chiedevo “Ma sto facendo la cosa giusta?”. La risposta che mi davo era “Sì”, ero già determinata, tenace. La svolta è avvenuta in modo buffo e nel giro di poco tempo, quando nello stesso anno, il 2011, ho vinto come migliore attrice il premio Duse, il premio ANCT e il premio Ubu, quest’ultimo ex aequo con l’immensa Mariangela Melato. Io che ero stata considerata un enfant prodige del teatro off ad un certo punto venivo riconosciuta come voce pensante anche nel panorama “mainstream” dei grandi teatri e delle grandi produzioni”.
Possiamo dire che tra le tante “emersioni” del presente c’è anche quella di una più decisa autocoscienza dell’identità teatrale femminile? “Assolutamente sì, oggi c’è una maggiore attenzione che ci ricorda come alcune battaglie di genere siano tuttora vive e necessarie. Se pensiamo alla produzione drammaturgica dall’antichità ai giorni nostri ci rendiamo conto di quanto sia stato complesso rappresentare in scena le figure femminili e consentire ad attrici donne di lavorare. La narrazione per il palcoscenico non ha di certo incentivato la presenza femminile. Qualcosa fortunatamente sta cambiando nella scrittura teatrale contemporanea. C’è una più viva consapevolezza e, soprattutto, una volontà crescente nelle donne di collaborare tra loro. Anche per me è stato così con “Emersioni”: mi sono concentrata sulle mie “sorelle”.
Ma lei, Federica, cosa si aspetta dallo scambio che nascerà fra attrici così diverse, molte delle quali lontane anche per età anagrafica? “Mi aspetto delle immagini illuminanti sul processo creativo, sui linguaggi che mettiamo in campo, sui riferimenti teatrali, e sul bagaglio di memoria che muove il nostro tempo. E anche su come si vive la femminilità a teatro”
E del prossimo incontro cosa può anticipare? “Pochissimo. Protagoniste del confronto saranno Leda Kreider e Laura Marinoni. Sentirò le attrici qualche giorno prima per capire se ci sono esigenze particolari, e se s’intende seguire i fili della riflessione avviata con la prima diretta del 1° febbraio, quella con Claudia Marsicano e Sonia Bergamasco, oppure se si preferisce cambiare del tutto argomento. Quello che posso dire è che sia io che Ermanna ci appunteremo tutti i passaggi salienti. Il primo dialogo ha avuto un ottimo riscontro di connessioni. Speriamo lo stesso anche per i prossimi. Sono incontri che si possono recuperare facilmente sulla pagina facebook di Teatro-I, ma crediamo che, anche per il pubblico, sia importante darsi nel momento della diretta. Per noi, dall’altra parte dello schermo, è sicuramente un dono, un modo per recuperare, almeno in parvenza, quel qui e ora che ci manca così tanto e che vorremmo ritrovare davvero il prima possibile”
(photo credits Dirk Vogel)
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