"Un concerto scenico dalla tragedia di Shakespeare, costruito attraversando le poche scene in cui Romeo e Giulietta sono insieme. Cinque quadri suonati nelle parole che Romeo dice a Giulietta e quelle che Giulietta dice a Romeo. Loro due soli.
Quella di Romeo e Giulietta è anche la tragedia dell'occasione dell'amore, del futuro mancato, di quello che sarebbe stato consolante anche se fosse rimasto indefinito, o soltanto accennato, raccontato da altri, lasciato immaginare.
Romeo e Giulietta si portano dietro, da sempre, quella nostalgia che certe volte la vita riserva a se stessa, quella sensazione di sapere già quale sia la delusione che si accomoda sull'altro piatto della bilancia quando valutiamo le grandi occasioni. Alla fine, ci dispiace sempre che vada così; che la loro storia sia incapace di un'invenzione che ci regali un lieto fine; che somigli così tanto alla verità quando è brutale, ingenerosa, quando la si sapeva già; ci dispiace di averlo conosciuto già quel dispiacere, quando siamo stati lontani dal poterci rinnovare, dal poterci provare. Allora può sembrarci vero che Romeo e Giulietta siamo noi, e l'unica tragedia è il tempo che passa e che ci allontana dai ragazzi che siamo stati, quando eravamo uno o l'altra o entrambi, in qualche slancio di vita e di cuore, quando la bellezza dell'amore poteva intercettarci pure nel disincanto, quando ci chiedeva di saltare e l'unica condizione, adesso come allora, è di stare leggeri." (Roberto Latini)
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