L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

PROGETTO G.G.: "Naso d`argento, un gioco teatrale fra segreti e svelamenti"

Verità e bugia, sincerità e inganno, realtà e finzione. Nella dicotomia per eccellenza risiede un tema molto caro all’indagine teatrale, sia quando si rivolge a un pubblico adulto (basti pensare alla poetica pirandelliana), sia quando ad essere destinatari sono i bambini. Ed è proprio all’infanzia che guarda lo spettacolo “Naso d’argento”, ideato, diretto e interpretato da Progetto g.g., alias Francesca Grisenti e Consuelo Ghiretti, attrici e formatrici dalla ventennale esperienza in ambito scenico e laboratoriale. In questa produzione targata Accademia Perduta/Romagna Teatri, in scena mercoledì 28 giugno, alle 21.30, nell’ambito della rassegna “Sul Naviglio” curata dall’associazione L.O.F.T., le due artiste parmigiane esploreranno il significato della bugia (ma non solo) partendo da una celebre fiaba di tradizione popolare, raccolta da Italo Calvino nell’antologia “Fiabe Italiane”, e da una matrice drammaturgica originale.

È un materiale preziosissimo quello su cui si fonda la scrittura di “Naso d’argento” ed ha a che fare con il vostro costante lavoro svolto insieme ai bambini…

(Ghiretti) “Volevamo, in questo caso, parlare della bugia come generatrice di meraviglia. Considerarla non solo nella sua accezione negativa, riconducibile a un’azione cattiva, ma anche come strumento di salvezza. Per caso abbiamo incontrato questa fiaba che rispondeva allo scopo e abbiamo così iniziato a lavorare in gruppo, con bambini dai 3 ai 10 anni, attorno al tema dell’inganno e dell’incantamento.”

(Grisenti) “Sì, è una caratteristica del nostro modo di lavorare: prendiamo storie già esistenti, ma le rielaboriamo insieme ai bambini, approfondiamo con loro i concetti prima di arrivare alla realizzazione dello spettacolo, conducendo una vera e propria ricerca sul mondo dell’infanzia. In “Naso d’Argento” è il punto di vista dei più piccoli, la loro straordinaria forza immaginativa, che emerge nei dialoghi fra i personaggi, così come nei passaggi narrati, nei commenti e nelle parti descrittive”

Ma chi sono i protagonisti di questa storia?

(Grisenti) “Naso d’argento, appunto, un personaggio molto misterioso, un cattivo sui generis, di cui non si conosce il passato, né la terra d’origine, un essere quasi mitico dall’aspetto inquietante, e poi Lucia, la più piccola di tre sorelle, che diventerà l’eroina della vicenda. Anche Lucia, però, è un po’ strana; pensa sempre, è molto riflessiva e fantasiosa, questa sua connotazione particolare rappresenta una novità se paragonata alla caratterizzazione data nella fiaba di Calvino. Tutti questi personaggi verranno interpretati e “manovrati” da me e dalla brava Elena Gaffuri, che mercoledì sostituirà Consuelo sulla scena”

(Ghiretti) “Esatto, perché sul palco Naso d’argento e Lucia sono due pupazzi che verranno letteralmente animati dai gesti e dalle voci delle attrici. Rappresentano, comunque, due personaggi ambigui, entrambi bugiardi, ma mente Naso userà la bugia fine a se stessa, Lucia saprà farne buon uso per mettersi in salvo”

Lo spettacolo indaga alcuni temi determinanti nel passaggio all’età adulta. Quali?

(Ghiretti) “La capacità di dire bugie si sviluppa con coscienza verso i 6 anni ed è anche attraverso il gioco del far finta che i bambini imparano a costruire il proprio carattere e la propria identità. Lucia è un personaggio che inizialmente si definisce nel rapporto con le sorelle, e con la madre. Solo nell’incontro con Naso troverà una chiave per autodeterminarsi, ed essa passerà anche per la menzogna. Il tema della bugia è complesso, è difficile trasmetterne il valore positivo che appartiene allo spazio dell’immaginazione. È ciò che permette al bambino di non essere più trasparente e di conoscere l’altro, usando, come nel caso di Lucia, coraggio, intelligenza e attenzione”

(Grisenti) “Questo è una sorta di racconto di formazione; l’esperienza dell’inganno subìto, ma poi anche perpetrato, farà diventare grande il personaggio di Lucia, la trasformerà in una figura ricca di sfaccettature, capace di salvare sé stessa e le proprie sorelle. C’è un passaggio alla fine che dice “A volte bisogna fingere di essere piccoli”. Ecco, ci piaceva sottolineare la duplicità di entrambi i personaggi, la loro natura ambigua, con la figura di un cattivo che verrà ingannato a sua volta da una bambina buona”

Un lavoro, dicevamo, che ha coinvolto i bambini ai fini della scrittura drammaturgica, ma anche la maestria artigiana di bravissimi professionisti del settore per ciò che riguarda la traduzione scenica….

(Grisenti) “Naso d’Argento è assolutamente il risultato di un intenso lavoro di gruppo, una ricchezza fondamentale nel nostro percorso di crescita che continua a dare nutrimento anche al processo artistico. Tutto si è incastrato in maniera armoniosa con i pupazzi creati da Ilaria Comisso, le scene e le luci di Donatello Galloni, i costumi di Maria Barbara De Marco e le musiche di Davide Zilli e Rolando Marchesini”.

(Ghiretti) “Crediamo che il lavoro di squadra sia la scelta più giusta. Senza i pupazzi di Ilaria, creati anche con dettagli dal potente significato simbolico, o senza la scenografia dinamica e giocosa realizzata da Donatello, non avremmo potuto realizzare “Naso d’Argento”.

La scelta di avvalervi dell’animazione a vista cosa porta in più allo spettacolo?

(Ghiretti) “Si entra in relazione con il personaggio e con il pubblico in un modo speciale, c’è tanto ritmo e un continuo lavoro di sdoppiamento fra pupazzo e attrice. È una narrazione portata avanti su più livelli e quindi molto coinvolgente, anche per gli adulti”

(Grisenti) “È una sfida per l’interprete che deve, di volta in volta, scomparire dietro ai pupazzi e ritornare subito dopo nel vivo del racconto. Ci consente anche di giocare molto con il pubblico, creando una sorta di triangolazione fra pupazzi, platea e attrici”

Questo elemento metateatrale che interviene nel gioco scenico mette in luce quali altri aspetti distintivi della vostra cifra stilistica?

(Grisenti) “Lo usiamo spesso, ma in questo caso è una soluzione funzionale alla storia, perché ci fa prendere le distanze dal racconto nei momenti più difficili, e ci offre la possibilità di commentare con i bambini. È un mezzo efficace per soffermarci su un fatto particolare e per ripartire dopo aver respirato insieme. La storia di “Naso d’argento” affronta temi delicati e la metateatralità permette ai bambini di darsi una pausa, di uscire per un istante emotivamente dalla vicenda e di rifletterci sopra”

(Ghiretti) “Aggiungo che forse è più semplice attingere al metateatro quando ci si rivolge a un pubblico infantile. C’è, infatti, nei bambini la necessità di credere a una storia, dunque come narratori possiamo permetterci di svelare apertamente alcune azioni o pensieri: i bambini restano comunque con te, dentro le dinamiche del racconto. Offre l’occasione per vivere tutti insieme una evoluzione, seguendo le avventure dei personaggi e commentando, quando necessario”

Smascherare il cattivo diventa così un vero e proprio gioco anche per il pubblico. Come reagiscono di solito i bambini all’inganno di Naso d’Argento?

(Ghiretti) “In questa storia, che è, per certi aspetti, la versione italiana di Barbablu, senza però che in essa siano confluiti temi più adulti, i bambini ascoltano sempre con grande partecipazione, seguono il rovesciamento che si compie in scena, con Naso che passa da essere bugiardo a esser lui stesso ingannato. C’è una forma circolare della storia, con i bambini che si divertono di volta in volta a mettere in guardia e a suggerire finali diversi”.

(Grisenti) “Alla fine anche Naso suscita tenerezza nei più piccoli, perché viene a sua volta beffato da Lucia. C’è sempre chi propende per un personaggio o per l’altro. Una cosa curiosa che abbiamo notato durante il tour nazionale di quest’anno è che in alcune regioni i bambini sembrano mostrare fin da subito molto coraggio, guardando al personaggio di Naso. Non ne hanno paura, anzi. Probabilmente le tradizioni locali, il folklore di questa o quella regione, influiscono anche sul rapporto che i bambini hanno con il sentimento della paura e dell’ignoto, che diventa in molti casi più sano e quasi giocoso. Proprio come deve accadere a teatro”   

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