VORREI UNA VOCE

(Dal comunicato stampa)

di e con Tindaro Granata

con le canzoni di Mina

ispirato dall’incontro con le detenute-attrici del teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare di D’aRteventi diretto da Daniela Ursino

Perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé. Con lo spettacolo “Vorrei una voce”, in scena sabato 30 novembre alle ore 21,15 al Teatro di Ragazzola, Tindaro Granata ci restituisce il suo “incontro di anime avvenuto in un luogo molto particolare’” ispirato dal lungo percorso teatrale che l’autore e attore siciliano ha realizzato all’interno della Casa Circondariale di Messina con le detenute di alta sicurezza, nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare. Attraverso le canzoni di Mina, cantate in playback, le donne raccontano l’amore per la vita, quella spinta che permette di sopportare tutto, pur di realizzare il proprio sogno. Dopo averle incontrate - racconta l’autore - capii che erano come me, o forse io ero come loro: non sognavamo più. Guardandole mi sono sentito recluso da me stesso, imbruttito da me stesso, impoverito da me stesso. Avevo dissipato, inconsapevolmente, quel bene prezioso che dovrebbe possedere ogni essere umano: la libertà. Mi sono trovato, con loro, a cercare il senso di tutto quello che avevo fatto fino ad allora. Da qui l’idea di mettere in scena l’ultimo concerto live di Mina, tenutosi alla Bussola di Lido di Camaiore il 23 agosto 1978. Un modo per entrare nei propri ricordi, in un proprio spazio, dove tutto è possibile, recuperando una femminilità annullata, la libertà di espressione della propria anima e del proprio corpo in un luogo che, per forza di cose, tende quotidianamente a cancellare tutto questo. Ogni donna ha avuto a disposizione due canzoni di Mina e, attraverso il canto in playback, ha trasmesso la forza e la potenza della propria storia per liberarsi da pensieri, angosce, fallimenti. Non voglio e non posso – prosegue Tindaro Granata - portare in scena le mie ragazze del Piccolo Shakespeare di Messina, perché quello che abbiamo fatto dentro quel luogo di libertà che sta dentro un carcere è giusto che rimanga con loro e per loro. In “Vorrei una voce” in scena ci sono solo io, delle ragazze mi porto i loro occhi, i gesti, le loro lacrime e i sorrisi. Grazie a loro racconto storie di persone che dalla vita vogliono un riscatto importante: vogliono l’amore per la vita, quella spinta forte ed irruente che ti permette di riuscire a sopportare tutto, a fare tutto affinché si possa realizzare un sogno.

 Per info e prenotazioni: cell. 339.5612798

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