02.04.2022

PENE D'AMOR PERDUTE

Data dell'evento: dal 02.04.2022 al 03.04.2022 alle ore 20:30

Teatro Due, ore 20.30

(Dal comunicato stampa)

di William Shakespeare

traduzione Luca Fontana

con Massimiliano Aceti, Maria Chiara Arrighini, Matilde Bernardi, Marco Fanizzi, Chiara Ferrara, Davide Gagliardini, Vincenzo Grassi, Irene Mantova, Luca Nucera, Salvatore Palombi, Guido Quaglione, Massimiliano Sbarsi, Rebecca Sisti, Francesca Somma, Marcello Vazzoler, Pavel Zelinskiy

regia Massimiliano Farau

produzione Fondazione Teatro Due

Debutta il 26 marzo 2022 alle ore 20.30 in prima nazionale a Teatro Due di Parma PENE D?AMOR PERDUTE di William Shakespeare con la regia di Massimiliano Farau, che dirige Massimiliano Aceti, Maria Chiara Arrighini, Matilde Bernardi, Marco Fanizzi, Chiara Ferrara, Davide Gagliardini, Vincenzo Grassi, Irene Mantova, Luca Nucera, Salvatore Palombi, Guido Quaglione, Massimiliano Sbarsi, Rebecca Sisti, Francesca Somma, Marcello Vazzoler, Pavel Zelinskiyun una compagnia energicamente creativa, composta di giovanissimi diplomati insieme a membri dell?Ensemble Stabile di Teatro Due, (repliche 27 marzo, 1, 2, 3 aprile). Nel giardino della corte di Navarra, un luogo fuori dal tempo, labirintico e pieno di simboli dal sapore un po? surreale tra Dalì, Magritte e Warhol si svolge la vicenda: il Re convince i suoi tre amici del cuore a dedicarsi per tre anni agli studi, evitando qualsiasi piacere della carne e soprattutto le tentazioni del gentil sesso.  L?inaspettato arrivo di una delegazione, formata dalla Principessa di Francia e da tre bellissime e brillanti dame, li renderanno però ben presto spergiuri. Dopo aver tradito il loro intento, un po? vergognandosene un po? mentendo l?un l?altro, inizieranno il corteggiamento scrivendo ampollose poesie amorose, nelle quali Shakespeare realizza una irresistibile parodia di tutta la tradizione cortese, post stilnovista e post petrarchesca.

Grazie a queste quattro ?maestre d?amore?, e ad un?inattesa epifania del lato più doloroso della vita, comprenderanno anche la natura adolescenziale della propria visione dell?amore e dell?esistenza, e la vacuità del loro culto fanatico del linguaggio concettoso e lambiccato come mezzo di ?conquista? erotica.

?Nella veloce quanto incisiva educazione sentimental-esistenziale cui vengono sottoposti ? racconta il regista Massimiliano Farau - , i quattro cavalieri, e con loro forse Shakespeare stesso - che in questa commedia tocca il vertice del proprio virtuosismo stilistico ma quasi con malinconia ne scopre anche il limite - non possono fare a meno di constatare una verità che secoli dopo Harold Pinter sintetizzerà così ?il linguaggio è un costante stratagemma per coprire la nudità?.

E attraverso questa consapevolezza accederanno, forse, ad una saggezza diversa, ad una visione della vita e dell?amore che non cerca più di espungere il dolore a colpi di wit ?eufuistico?, ma lo ingloba in una concezione più matura della condizione umana; una concezione fondata sulla consapevolezza della nostra fallibilità e finitudine; ed entro la quale la donna non è un territorio di conquista ma può diventare autenticamente (e letteralmente) con-sorte nell?affrontare anche le asperità e i lati meno luminosi della vita.

Con Pene d?amor perdute Shakespeare ha creato un teorema perfetto, sfrenatamente buffo ma anche screziato di una strana inquietudine, sui limiti dell?amore cosiddetto cortese (con tutto il suo apparato, in realtà, di metafore violentemente belliche per descrivere, appunto, la ?conquista? della donna) e insieme di una idea della ricerca della verità come atto puramente intellettualistico di presa di possesso del reale. Due facce, a pensarci bene, della stessa attitudine predatoria verso il mondo e la donna, da cui noi uomini siamo troppo facilmente tentati?.

La messa in scena si rifà all?immaginario di quell?epoca di idealismi e aspirazioni spiritualistiche misticheggianti vagamente velleitarie, la cui epitome è il viaggio in India dei Beatles. I costumi di Ilaria Albanese rimandano alla moda degli anni ?60, mentre le musiche di Enrico Padovani rielaborano al clavicembalo alcuni brani iconici del quartetto di Liverpool, come per dar loro una patina ironicamente antichizzante; lo spazio scenico, un giardino esoterico e iniziatico ricco di simboli tali da creare un?atmosfera surreale è curato da Fabiana Di Marco e illuminato dalle luci di Luca Bronzo"

Per info e biglietti: tel. 0521.230242

Luogo: Teatro Due
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FESTEN. Il gioco della verità

Data dell'evento: dal 02.04.2022 al 03.04.2022 alle ore 21:00

Teatro al Parco, ore 21:00 (in replica domenica 3 aprile alle 16.30)

(Dal comunicato stampa)

"Festen. Il gioco della verità. Una favola contemporanea porta sul palco la sceneggiatura del film danese del 1998 diretto da Thomas Vinterberg e sceneggiato da Mogens Rukov: la prima opera aderente al manifesto Dogma95 e vincitore del premio della giuria al 51º Festival di Cannes. La festa di compleanno del capostipite di una ricca famiglia danese si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, indicibili segreti, relazioni di potere malsane. Ad accendere la miccia è il discorso di auguri del figlio maggiore Christian, che porterà alla disgregazione della maschera dietro alla quale è nascosto il lato oscuro della famiglia. Spiega il regista Marco Lorenzi, che ha anche curato con Lorenzo De Iacovo la traduzione italiana e la riscrittura: «Festen è la storia del tabù più grande che possiamo immaginare, qualcosa che la società ha difficoltà a guardare negli occhi. È una festa di famiglia per celebrare i sessant?anni del patriarca. Una rivoluzione per ribaltare un mondo che non ci piace, quello dei nostri padri».

L?opera scava all?interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura paterna, il rapporto con il potere, con l?autorità imposta. Impossibile non pensare dunque ad Amleto, alla tragedia greca ma anche all?universo favolistico dei Fratelli Grimm. Chi potrebbe mai tentare di rovesciare il mondo dei nostri padri? Il loro modo di pensare, la loro visione della vita, i loro progetti futuri modellano l?esistenza dei posteri, lasciando la loro impronta per sempre. In questo campo minato il teatro è costretto a spingersi al di là del limite, in uno spazio mai esplorato: a costo di sbagliare, di venire meno a sé stessi, è necessario muoversi al di fuori dal tracciato per accettare il rischio. Festen è una sfida alla ricerca dell?impossibile: guardare questo mondo con occhi diversi, esplorare spazi non ancora battuti. Fare la rivoluzione. È una nuova produzione TPE  Teatro Piemonte Europa, Elsinor Soc. Coop., Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Solares Fondazione delle Arti. A firmarne la regia in questo primo adattamento teatrale italiano è Marco Lorenzi, fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto. Interpreti sono: Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Roberta Calia, Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca. Per le tematiche affrontate, si consiglia la visione a un pubblico di adulti o minori accompagnati" (c.s.)
 
Per info e prenotazioni: Tel 0521 992044

Luogo: Teatro al Parco
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CIRCE, NON È PIÙ

Data dell'evento: dal 02.04.2022 al 03.04.2022 alle ore 21:00

Teatro di Fontanellato, ore 21 (in replica domenica 3 aprile alle 17)

di e con Franca Tragni

adattamento drammaturgico e regia Carlo Ferrari
musiche dal vivo e design sonoro Patrizia Mattioli
tecnica e luci Erika Borella

Sazia di vita, Circe dai riccioli belli, Circe delle trasformazioni e degli incantamenti ha rinunciato all?immortalità , desidera perciò raccontare la sua versione dei fatti, di come sono andate veramente le cose quel giorno, sull?isola. Riscrittura non convenzionale della figura mitica, emergerà un punto di vista femminile di contro a un certo ?maschilismo editoriale? a cui siamo abituati. La Circe omerica ha sollecitato nei secoli numerose interpretazioni, molte delle quali hanno voluto leggere nel mito un avvertimento contro le malevoli arti della seduzione femminile. Anche in passato erano comparse le prime riscritture in cui Circe non è affatto una maliarda dominatrice di maschi, ma saranno le scrittrici contemporanee a riscattare Circe dalle calunnie della propaganda maschile.

?La mia Circe prende la parola per rivelare le ragioni della sua ostilità e diffidenza verso gli uomini, che per la loro eterna sete di sopraffazione e colonizzazione, si sentono in diritto e in dovere di occupare, predare, abusare? dice Tragni, che si e? lasciata ispirare tra gli altri, dai testi di Cristiana Franco, Atwood, Oliva, Webster e Miller (tutte donne! sara? un caso?).

Per info e prenotazioni: cell. 327 4089399

Luogo: Teatro di Fontanellato
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ANTROPOLAROID

Data dell'evento: 02.04.2022 alle ore 21:00

Nuovo Teatro di via Pini, ore 21

di e con Tindaro Granata
 
scene e costumi Margherita Baldoni, Guido Buganza
rielaborazioni musicali Daniele D?angelo
suoni e luci Matteo Crespi
 
 
Premio della giuria popolare della ?Borsa Teatrale Anna Pancirolli?.
Premio ?ANCT? dell?Associazione Nazionale dei Critici nel 2011.
Premio Fersen in qualità di ?Attore Creativo? nel 2012.
Premio ?Mariangela Melato? ? Prima Edizione ? Attore Emergente
 

Note

"Definire Antropolaroid non è semplice: ad oggi non c?è nulla di paragonabile al lavoro originalissimo di Granata. Forse dovremmo chiamare in causa Charlie Chaplin, ma anche il teatro dei racconti e della terra sicula o semplicemente un lavoro sull?immaginazione, la musica, la memoria.

Antropolaroid, spettacolo di cupa bellezza, struggente, attraversato da un?inquietudine dolorosa, dove a tratti si coglie ugualmente, amaramente, l?occasione di ridere, per la caratterizzazione dei personaggi, il loro susseguirsi sulla scena, per l?abilità stessa dell?attore nel trasformarsi: tante le metamorfosi. Straordinario Tindaro Granata da solo racconta di figure familiari, di generazioni, di una terra, la Sicilia, da cui anche allontanarsi. Con il proposito di andare a Roma, diventare attore, fare del cinema ? Perché dentro questo spettacolo ad alta condensazione ed intelligenza teatrale, ci sono , rielaborate con molta sensibilità, schegge di storia dello stesso interprete in scena, con quel titolo che fonde insieme la ricerca antropologica con lo scatto fotografico, la memoria trattenuta nell?immagine, racconto tramandato, vissuto profondamente.

Antropolaroid è creazione teatrale colma di molte emozioni, per il testo, la recitazione, per la concretezza e l?universalità della narrazione, il ritmo avvolgente. Tindaro Granata passa attraverso i decenni in molteplici ruoli, ad ogni età, maschio o femmina, tra giochi, balli, lavoro, relazioni familiari, paure, brevi passaggi ogni volta a comporre dialoghi, legami, situazioni, lui solo e tanti . La novità di uno spettacolo come Antropolaroid sta nell?utilizzo di una tecnica, antica, come quella del ?cunto?, che viene scomposta e il meccanismo del racconto viene sostituito dalla messa in scena dei dialoghi tra i personaggi del racconto. Non vengono narrati i fatti, ma i personaggi parlano tra di loro e danno vita alla storia" (c.s.)

Per info e prenotazioni: cell. 351 5337070

Luogo: Nuovo Teatro di Via Pini
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